
Roberto Amore
Le terapie estetiche per i difetti addominali spaziano da soluzioni chirurgiche one shot più radicali a trattamenti conservativi, meno invasivi e con downtime ridotto, come l’intralipoterapia che porta in breve tempo a una diminuzione del pannicolo adiposo
Addome pendulo, eccesso di pelle cadente, accumuli di grasso, cellulite, smagliature: sono tanti i problemi estetici che possono interessare la pancia. Le odierne tecniche di medicina estetica e di chirurgia estetica addominale, però, possono rimodellare la silhouette e risolvere non solo problemi estetici, ma anche funzionali. Ne abbiamo parlato con il professor Roberto Amore, docente dei Master Universitari di II livello in Medicina Estetica delle Università di Verona, Chieti-Pescara e Camerino, direttore del corso dissettivo “Guida all’approccio multidisciplinare di antiaging” presso l’ICLO Training and Research Center di Verona.
Professor Amore, quali sono cause degli inestetismi della regione addominale?
L’addome rappresenta una delle principali aree di interesse in estetica in quanto può essere affetto da una moltitudine di inestetismi. Questi sottendono a cause e processi involutivi differenti. Partendo dal presupposto che l’addome presenti una struttura particolarmente complessa, dove sono presenti tessuti differenti posti su numerosi strati, ciascuno di questi è responsabile di una determinata categoria di difetti. Un’accurata anamnesi e un esame obiettivo approfondito rappresentano il primo e più importante step verso il successo terapeutico. Inquadrare l’inestetismo vuol dire individuare la struttura o lo strato responsabile, il meccanismo etiopatogenetico e la noxa patogena. Per esempio, la disbiosi intestinale, la celiachia, le intolleranze alimentari, squilibri ormonali o, più frequentemente, l’obesità centrale sono responsabili dell’addome teso globoso, inaggredibile con tecniche chirurgiche o di medicina estetica. Oppure la gravidanza e la sedentarietà sono responsabili di difetti della parete muscolare come la distensione addominale, le ernie e la distasi dei retti, come anche alcuni interventi chirurgici addominali possono causare laparoceli. E così via, analizzando accuratamente il paziente. Solo dopo aver eseguito un inquadramento diagnostico corretto è possibile procedere verso la proposta terapeutica più appropriata.
Quali sono le prospettive terapeutiche?
Le possibili terapie spaziano dall’ambito chirurgico riparativo a quello plastico, da un approccio di tipo metabolico a quello basato sull’esercizio fisico. La medicina estetica in questo ambito offre numerose possibilità, con un tasso di soddisfazione molto alto. Tutto sta nel ritagliare in maniera sartoriale il percorso più appropriato al caso clinico. Spesso sono necessarie più tecnologie per ottenere un effetto sinergico e migliorare il risultato finale.

Trattamento con intralipoterapia per accumulo di adipe sottocutaneo addominale: disegno
pre-trattamento e valutazione simmetria, suddivisione delle aree da trattare e tecnica iniettiva (foto in alto, in assenza di altre problematiche; in basso, in presenza di ernie, laparoceli e cicatrici chirurgiche)
Quando si consiglia un approccio radicale di tipo chirurgico o conservativo di tipo medico estetico?
Dipende sempre dal tipo di difetto che si intende correggere. Alcuni difetti come le ernie, la diastasi dei muscoli retti, gli addomi penduli di notevole entità non danno scelta e sono a esclusivo appannaggio della chirurgia. Altri, invece, come le adiposità localizzate e le smagliature possono essere trattate con tecniche di medicina estetica. Per alcuni casi clinici si può presentare la possibilità di scelta fra una terapia conservativa, in più sessioni, meno invasiva e downtime ridotto e una più radicale, one shot, più efficace ma anche più aggressiva. La scelta terapeutica sarà decisa dallo specialista di concerto con il paziente, che fornirà di volta in volta le sue preferenze (risultati più veloci con trattamenti più aggressivi versus risultati più lenti con trattamenti conservativi).
Tra gli approcci di medicina estetica, che cosa consiglia?
Per l’accumulo di adipe sottocutaneo nella regione addominale l’intralipoterapia rappresenta il gold standard delle terapie estetiche non chirurgiche. Questa consiste nell’infiltrazione mediante aghi o cannule lunghi, da 7 a 10 centrimetri di lunghezza, con tecnica a ventaglio, di una soluzione a base di acido deossicolico, un tensioattivo capace di emulsificare le membrane biologiche e quindi indurre a morte non programmata gli adipociti maturi. Rappresenta sicuramente il trattamento non chirurgico più efficace per la riduzione delle adiposità localizzate. Le iniezioni possono essere effettuate in tutte le parti del corpo: glutei, culot de cheval, interno coscia, ginocchio, fianchi, addome, sottomento, e così via. Il trattamento, inoltre, è ripetibile generalmente dopo 45 giorni e a ogni seduta, dopo alcune settimane, si assiste a una diminuzione effettiva e progressiva del pannicolo adiposo. Il trattamento non è doloroso, è di rapida esecuzione e il post è ben tollerato: si può osservare un po’ di gonfiore iniziale, alcune ecchimosi e un lieve fastidio. A tal proposito, sono consigliati massaggi di linfodrenaggio e mezzi contenitivi, tra cui pancera e calze 140 denari.
Per i difetti superficiali come le smagliature o l’atonia il peeling frazionato rappresenta una opzione terapeutica di grande efficacia. Di recente introduzione questa tecnica combina il peeling chimico con il microneedling. Il razionale per l’uso combinato di queste due metodiche consiste nell’effetto sinergico che si ottiene al fine di aumentare l’efficacia senza prolungare i tempi di recupero: il microneedling induce traumi meccanici controllati, stimolando l’epidermide e il tessuto dermico attraverso un processo riparativo e creando microcanali che possono consentire ai preparati applicati sulla pelle di oltrepassare la barriera corneale, aumentandone l’assorbimento; il soft peeling svolge un effetto chimico capace di rompere i legami intercellulari e provocando desquamazione, stimolando il processo infiammatorio, inducendo danno cellulare con necrosi, favorendo il turnover, l’attivazione di SSRS e la neofibrillogenesi. I microcanali creati dal microneedling veicolano il peeling nello strato dermico, favorendo danni profondi e risparmiando i tessuti che circondano ciascuna ferita, poiché attorno al microcanale c’è un tessuto sano e illeso, che facilita la guarigione e il ripristino della normale fisiologia.
E tra gli interventi di chirurgia estetica?
L’addominoplastica è indicata nel cedimento dell’addome (cutaneo e muscolo-cutaneo) causato da gravidanze ripetute, dimagrimenti rilevanti, eccesso di grasso e di cute, lassità dei muscoli addominali. Se né la dieta, né l’attività fisica possono riportare l’addome a una situazione esteticamente apprezzabile, è possibile ricorrere all’addominoplastica. Tra le differenti tecniche si riconoscono due grandi categorie: addominoplastica completa (cioè con trasposizione dell’ombelico) e miniaddominoplastica (senza trasposizione dell’ombelico).
L’addominoplastica completa prevede l’anestesia generale o spinale e richiede generalmente un giorno di ricovero (notte in clinica) e l’applicazione di drenaggi. I tempi di guarigione sono molto variabili, ma in linea di massima richiede 2 settimane per la ripresa dell’attività lavorativa e 4 settimane per l’attività fisica-sportiva.
La miniaddominoplastica, invece, viene eseguita in anestesia locale, con o senza sedazione, non richiede drenaggi e ricovero e i tempi di guarigione sono ridotti (10-14 gironi). Non interessa l’ombelico e la cicatrice che residua è minore rispetto a quella dell’addominplastica completa.
Ovviamente la scelta tra l’addominoplastica completa o mini dipende principalmente dalle caratteristiche intrinseche dell’addome da trattare: se il difetto è esclusivamente della regione sottombelicale, la miniaddominoplastica rappresenta l’opzione terapeutica più appropriata; in alternativa, se il difetto è anche sovraombelicale o coesiste anche diastasi dei muscoli diretti, l’addominoplastica è l’unica soluzione.

> Accumulo di adipe sottocutaneo in regione addominale
trattato con intralipoterapia. Immagine pre e post-trattamento.
La paziente si è sottoposta a 4 sessioni, 4 fiale per sessione
Gli interventi hanno carattere risolutivo permanente?
In linea di massima gli interventi hanno una certa stabilità nel tempo, anche se bisogna tenere conto di importanti fattori che posso influire sulla durata del risultato: l’inesorabile processo di invecchiamento che determina una modificazione peggiorativa di tutti i tessuti; la possibile recidiva, soprattutto quando non viene eliminata la noxa patogena o si ripropone (per esempio, un’ulteriore gravidanza; lo stile di vita (dieta, sedentarietà, ecc.).
I pazienti devono essere consapevoli che niente è per sempre e che il nostro corpo è soggetto a continue modificazioni che, purtroppo, possono inficiare negativamente il risultato ottenuto. Trattamenti secondari o cicli di terapia post-intervento possono invece favorire, se non talvolta addirittura migliorare, la stabilità di quanto ottenuto.
Cosa raccomanda per ottenere il successo terapeutico?
Il goal terapeutico è il risultato di numerosi fattori che dipendono soprattutto dai due attori principali: il medico e il paziente. Il primo dovrà, con esperienza e dopo un’attenta valutazione, selezionare il percorso terapeutico più appropriato, come un sarto che ritaglia sapientemente il vestito su misura. Poi dovrà eseguire le terapie a regola d’arte e, se necessario, far fronte alle eventuali complicanze. Infine seguirà l’evoluzione del quadro clinico impartendo di volta in volta le indicazioni del caso ed, eventualmente, le terapie secondarie. Il paziente a sua volta dovrà seguire pedissequamente le indicazioni impartite, cosa fare e cosa non fare, prima durante e dopo il percorso a cui si è sottoposto. La chiave del successo sta nel rapporto fiduciario e collaborativo medico-paziente.
Marcella Valverde