
Adriano Santorelli
La tecnica “sartoriale”, abbinata o meno all’inserimento di una protesi, consente di rimodellare un seno cadente, decidendo direttamente durante la fase operatoria, e non prima in maniera standardizzata, l’entità della cute in eccesso da rimuovere
La mastopessi consiste in un rimodellamento del seno senza variazione delle dimensioni. Infatti non sempre è possibile aumentare direttamente il volume del seno, perché questo può essere ptosico, ovvero cadente e svuotato, specialmente dopo importanti dimagrimenti, ripetute gravidanze o un lungo allattamento. In questi casi si può ricorrere allora alla mastopessi, andando prima di tutto “risollevare” il seno, rimuovendo la cute in eccesso per poi eventualmente inserire la protesi. Tabloid di Medicina Estetica ne ha parlato Adriano Santorelli, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, direttore dell’Academy of Aesthetic Sciences e honorary lecturer presso la Queen Mary University di Londra.
Dottor Santorelli, ci ricorda in breve in che cosa consiste la mastopessi?
La mastopessi è un intervento di chirurgia plastica che ha come obiettivo quello di risollevare il seno. Questo avviene riposizionando la ghiandola ptosica più in alto. Ne derivano delle cicatrici che, un po’ come un abito sartoriale, corrispondono alle “cuciture” e che consentono un risultato stabile nel tempo.
Quali sono le pazienti per le quali è maggiormente indicata e su cui viene eseguita più spesso?
La mastopessi è indicata per tutte quelle pazienti che hanno un seno cadente e che intendono risollevarlo. Un seno può essere anatomicamente cadente: si parla, in altri termini, di pazienti che hanno naturalmente questa conformazione. Ma ci sono altre tipologie per cui esiste un’indicazione alla mastopessi: è il caso di donne con mammelle molto voluminose e che negli anni, per effetto della gravità, tendono verso il basso a causa del loro peso. Ci sono inoltre tutte le condizioni che possono determinare un ingrossamento della ghiandola mammaria, come la gravidanza, l’allattamento oppure l’aumento di peso, che inevitabilmente porta a ptosi mammaria e rende le pazienti suscettibili di tale correzione.
Esistono limitazioni o controindicazioni per questo tipo di intervento?
Non c’è un limite di età per eseguirlo, sebbene il rimodellamento della ghiandola potrebbe portare a un’interruzione dei dotti galattofori con un’impossibilità all’allattamento. Per questa ragione la mastopessi è da sconsigliare nelle pazienti molto giovani.
Esistono diversi tipi di ptosi mammarie: quali sono e come influiscono sul tipo di tecnica da adottare?
Le ptosi sono di vari gradi e sono descritte secondo svariate classificazioni. Certe volte è tutta la ghiandola a scendere verso il basso, altre volte è solo il polo inferiore mentre il complesso areola capezzolo è ben posizionato. Ad ognuna di queste condizioni corrisponde una tecnica adeguata, così come spesso alla ptosi mammaria si associa anche un’ipotrofia mammaria e quindi alla mastopessi si può associare una protesi al fine di aumentare anche il volume.
Quali sono le principali tecniche chirurgiche?
In base al grado di ptosi differiscono gli approcci chirurgici, che vanno dal solo riposizionamento del complesso areola capezzolo con una cicatrice periareolare, tecnica chiamata round block, fino alle mastopessi più “aggressive”, che prevedono cicatrici periareolari, verticali e orizzontali, lungo il polo inferiore del seno, tecnica chiamata “T invertita”. Inoltre l’eventuale protesi, al pari di quanto accade in una mastoplastica additiva, può essere posizionata sottoghiandola o sottomuscolo.
Ci spiega che cosa si intende per mastopessi “sartoriale”?
Si ricorre a questo termine per rifarsi a quanto accade nel mondo dell’abbigliamento e della moda: un abito può essere industriale, seguendo delle taglie predefinite, oppure sartoriale, quando il sarto adegua l’abito perfettamente alle misure del corpo. Nel caso della mastopessi sartoriale, dopo aver preso adeguate misurazioni corporee per decidere e gestire la migliore protesi possibile, si adegua sul campo operatorio, e non prima in maniera standardizzata, la pelle in eccesso da dover rimuovere. Tale rimodellamento consentirà di riposizionare la mammella nella sua corretta posizione al centro della parete toracica.
Quali risultati si ottengono con l’intervento di mastopessi e quanto tempo durano?
Il risultato finale sarà un seno adeguato e in armonia con il proprio corpo senza sembrare artefatto. La durata dei risultati di tale intervento, così come di molti altri effettuati in chirurgia estetica, non dipende solo dalla tecnica operatoria ma soprattutto da quanto accade e da come viene gestito il periodo post-operatorio da parte della paziente. Infatti aumenti di peso, eventuali gravidanze o semplicemente una cute di scarsa qualità faranno sì che in futuro si potranno ripresentare le condizioni che hanno causato l’intervento, ovvero il riformarsi della ptosi.
Come avviene la fase successiva all’intervento?
Sicuramente il riposo è consigliato per i primi giorni al fine di un consolidamento delle cicatrici. Consiglio sempre alle mie pazienti di indossare un reggiseno medicale con nanoparticelle di argento che abbassano la carica batterica. Inoltre esistono delle medicazioni avanzate che consentono una migliore cicatrizzazione. Solitamente dopo un mese si torna alla normale vita quotidiana.
Quali sono i possibili effetti avversi che possono presentarsi? E come si possono minimizzare le cicatrici?
La maggior parte delle complicanze sono dovute o a una recidiva della ptosi oppure alla presenza di cicatrici molto evidenti. Purtroppo le cicatrici non scompaiono, né c’è modo
di occultarle, per cui in caso di cicatrici patologiche l’unica soluzione è una revisione chirurgica delle stesse.
Renato Torlaschi