Introduzione
Le cicatrici sono una delle complicanze più comuni dell’acne vulgaris e spesso, per la loro frequente localizzazione sul viso, possono essere motivo di ridotta autostima, depressione, angoscia, ansia. Il meccanismo patogenetico alla base della formazione di queste cicatrici risiede nella riorganizzazione del collagene che si sviluppa in seguito ai processi di guarigione delle lesioni infiammatorie. Infatti, nelle prime fasi della organizzazione della cicatrice atrofica, sono state osservate anomalie nel metabolismo del collagene e delle fibre elastiche.
L’alterazione nella produzione e nella degradazione del collagene che si verifica nei processi di guarigione determina poi lo sviluppo di diversi tipi di cicatrice. Nella maggior parte dei casi (80-90%) vi è una degradazione del collagene a livello dermico che si traduce in cicatrici atrofiche, più raramente, vi è un aumento della produzione di collagene che causa cicatrici ipertrofiche o cheloidee.
Le cicatrici atrofiche possono essere sottoclassificate in ice pick type (60-70%), boxcar (20-30%) e rolling scars (15-25%). Le terapie combinate per cicatrici ipertrofiche e cheloidee prevedono l’utilizzo di gel di silicone, terapia steroidea intralesionale, crioterapia, rimodellamento chirurgico e laser, per quanto riguarda le cicatrici atrofiche sono disponibili diversi tipi di trattamenti fisici e chimici come, l’abrasione dermica/abrasione microdermica, peeling chimici e trattamenti laser. I sistemi laser utilizzati comprendono sorgenti ablative e non ablative. I laser ablativi (laser CO2 10600nm, laser Erbium YAG 2940nm), che hanno come target l’acqua, consentono la rimozione del tessuto cicatriziale danneggiato mediante vaporizzazione. I laser non ablativi (vicino e medio infrarosso, 1320 nm,1540 nm ecc.) stimolano i fibroblasti dermici a produrre nuovo collagene.
Materiali e metodi
In questo studio abbiamo utilizzato un nuovo tipo di laser con emissione nel visibile a 675 nm. Questo dispositivo non ablativo induce il rimodellamento delle cicatrici atrofiche, riducendo il rischio di effetti collaterali e semplificando la gestione post trattamento.
Il sistema emette una luce rossa con lunghezza d’onda di 675 nm attraverso un sistema di scansione 15 × 15 mm in grado di generare sulla cute microzone di danno termico subablativo e selettivo.
Oltre alla potenza e alla durata dell’impulso, come terzo parametro operativo è stata introdotta anche la possibilità di distanziare in modo variabile le diverse zone di danno microtermico.
La profondità raggiunta a ogni emissione può raggiungere i 300 μm.
L’effetto che si determina è quindi una colonna termica che diffonde il calore nelle zone circostanti provocando immediato restringimento e denaturazione del collagene con conseguente formazione di nuovo collagene. Il laser, infatti, colpisce selettivamente le fibre di collagene senza interagire con l’acqua o con la componente vascolare del derma con una forte riduzione del rischio di effetti collaterali e una più semplice gestione post trattamento.
Il sistema è inoltre dotato di un sistema di raffreddamento cutaneo a 5°C per preservare l’epidermide dai danni causati dall’aumento della temperatura.
Il numero complessivo di pazienti trattati con questo laser è stato di 24.
I criteri di esclusione per lo studio sono stati i seguenti:
pazienti ipersensibili alla luce rossa; uso di farmaci che aumentano la sensibilità alla luce solare; assunzione di anticoagulanti e/o immunosoppressori; pazienti con disturbi convulsivi provocati dalla luce; pazienti in gravidanza; pazienti con anamnesi personale o familiare di cancro della pelle; pazienti che sono stati esposti direttamente al sole per diverse ore durante le 3 settimane precedenti al trattamento; presenza di tatuaggi o disturbi cutanei sulle zone da trattare.
Prima del trattamento le aree interessate sono state deterse con sapone delicato e acqua. La scelta dell’energia è stata valutata su un’area “test” in base al fototipo del paziente e al grado di tollerabilità. La risposta del test era evidente entro 5/10 min.
L’endpoint è stato considerato un lieve eritema e un minimo edema.
Il trattamento è stato effettuato passando il manipolo a contatto con la superficie cutanea, senza pressione eccessiva, con spots successivi senza sovrapposizione. La stessa area è stata sottoposta a due passaggi consecutivi; le aree cutanee a stretto contatto con strutture ossee (fronte, zigomo) sono state trattate con un solo passaggio.
L’applicazione di anestetici topici era facoltativa (nel caso è stata applicata una crema al 7% di lidocaina / 7% di tetracaina). L’anestetico topico è stato utilizzato solo in tre pazienti. Dopo il trattamento, la pelle è stata raffreddata con garze imbevute di soluzione fisiologica fredda e successivamente è stata applicata una crema antinfiammatoria non steroidea a base di beta glucano e ialuronato di sodio, con l’indicazione di continuare presso il proprio domicilio con 2 applicazioni al giorno per 2 settimane. Sono state eseguite 3 sessioni a distanza di 30 giorni una dall’altra.
Le raccomandazioni post-operatorie includevano l’uso di filtri solari minerali a blocco totale. L’efficacia del trattamento è stata valutata utilizzando tre metodi: confronto di fotografie digitali prima e 3 mesi dopo l’ultimo trattamento, scala di classificazione quantitativa di Goodman e Baron valutata da un ricercatore rispetto alla linea di base, visual analogue scale (VAS) di 10 punti (0, nessuno; 1-2, dolore lieve; 3-6, dolore moderato; 7-8, dolore intenso, 9-10, dolore intollerabile) per valutare la tolleranza.
È stata anche monitorata la comparsa di effetti collaterali come vesciche, ustioni, cicatrici, ipopigmentazione o iperpigmentazione. L’analisi statistica è stata eseguita utilizzando il test T di Student accoppiato.
Risultati
Tutti i 24 pazienti trattati con questo nuovo laser da 675 nm hanno avuto un miglioramento significativo delle cicatrici da acne secondo il quantitative global acne scarring grading system di Goodman e Baron. Nessun effetto collaterale è stato osservato tranne alcune lievi reazioni eritematose persistenti in tre pazienti.
Discussione
Considerando le variazioni nel collagene che si verificano nei processi di guarigione post-acne, la lunghezza d’onda di 675 nm emessa da questo dispositivo, che ha un’elevata affinità per la fibra di collagene, rappresenta una promettente strategia di trattamento per il rimodellamento delle cicatrici.
Rispetto ai sistemi attualmente in uso per il trattamento delle cicatrici da acne (vicino infrarosso,1320nm–1540 nm) che interagiscono con l’acqua, questo sistema agisce direttamente sulla componente di collagene contenuta nella pelle. La luce nell’intervallo spettrale della “finestra ottica” (~ 650-950 nm) può raggiungere, infatti, strutture più profonde.
L’emissione al di sotto dei 650 nm viene assorbita in modo sensibile dall’emoglobina e oltre i 950 nm dall’acqua. Nella gamma spettrale della “finestra ottica”, varie strutture, incluso il collagene, hanno un coefficiente di assorbimento più elevato dell’acqua.
Il trattamento è di facile esecuzione e non invasivo, e comporta minimi effetti collaterali (arrossamento e in alcuni casi lieve gonfiore).
La procedura è, inoltre, poco dolorosa grazie al raffreddamento preventivo della pelle. Il 675nm crea microzone di danno termico che, supportate dal raffreddamento e dalla selettività per il derma, non danneggiano l’epidermide. Non vi è né formazione di detriti necrotici, né distacco dermo-epidermico tipico del decorso post-operatorio dei sistemi NIR (vicino infrarosso).
L’assenza di croste e/o microcroste durante il decorso postoperatorio determina un impatto minimo sulla vita relazionale dei pazienti. La capacità del sistema 675 nm di agire sia sulla melanina che sulle fibre di collagene rende questo dispositivo promettente anche per quanto riguarda il trattamento del crono-invecchiamento, del fotoinvecchiamento e dei disturbi della pigmentazione che non sono stati presi in considerazione nel nostro studio osservazionale.
Conclusioni
I risultati del nostro studio mostrano che il sistema laser a 675 nm è un metodo efficace per il trattamento delle cicatrici da acne cui si associa sia un basso rischio di effetti collaterali che una semplificazione della gestione del paziente post trattamento.
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Autori
Giovanni Cannarozzo, Unità Operativa Complessa di Dermatologia –Università “La Sapienza” Roma – Roma, Italia
Francesco Rizzuto, Unità di Dermatologia – Dipartimento Scienze della Salute – Università Magna Graecia – Catanzaro, Italia