
Gabriella Fabbrocini (a sinistra) e Serena Lembo (a destra)
Quest’anno il congresso Sidemast è dedicato alla memoria della professoressa Gabriella Fabbrocini, presidente del congresso insieme alla professoressa Serena Lembo. La professoressa Fabbrocini ha lavorato intensamente alla preparazione di questa 97° edizione, fino al giorno della sua triste scomparsa. Preme dunque ricordare il suo impegno, sia nel corso della sua carriera lavorativa sia quello profuso per le giornate congressuali.
Per conoscere le novità e alcuni argomenti che caratterizzeranno questa edizione, in programma a Napoli dal 13 al 16 giugno, abbiamo avuto il piacere di intervistare la professoressa Serena Lembo, docente all’Università degli Studi di Salerno.
Professoressa Lembo, come è cambiata la figura del medico dermatologo negli ultimi anni e verso quale strada si dirige?
Il dermatologo negli ultimi ha assunto le connotazioni di un medico poliedrico, capace di occuparsi di molteplici aspetti: da quelli oncologici a quelli estetico-sociali con grande attenzione a quelle che sono le patologie internistiche con iniziali manifestazioni cutanee.
Nella dermatologia stiamo assistendo a numerosi passi avanti dal punto di vista terapeutico di molte patologie come la psoriasi e la dermatite atopica. Quali sono le innovazioni scientifiche che oggi trovano maggiore discussione e quali scenari futuri?
Sicuramente la ricerca ha dato grandi frutti in questo campo: i farmaci biotecnologici e le small molecules hanno arricchito notevolmente l’armamentario terapeutico del dermatologo. Oggi i nostri pazienti con psoriasi e dermatite atopica possono vivere esperienze di risoluzione completa della malattia con grande profitto in termini di qualità di vita. Tali terapie sono spesso selezionate in base al profilo patologico e alle necessità del paziente. Abbiamo a disposizione farmaci biotecnologici per la psoriasi a placche da moderata a grave che si somministrano per via sottocutanea ogni 3 mesi e che risultano efficaci anche in presenza di artrite psoriasica e morbo di Chronn. In futuro si mira ad avere farmaci sempre più efficaci e sicuri, capaci di portare benefici anche a quelle nicchie di pazienti che non rispondono del tutto alle terapie ad oggi disponibili.
Molti progressi sono stati raggiunti anche sul fronte della dermatologia pediatrica, quali sono le tematiche più frequenti che richiedono confronto e approfondimento tra dermatologi?
La dermatologia pediatrica è un campo molto vasto e difficile sotto tanti punti di vista. Probabilmente è anche quello in cui le terapie innovative arrivano inevitabilmente in ritardo rispetto a quanto accade per l’adulto. Ad oggi, sono stati fatti grandi passi avanti per i bambini affetti da dermatite atopica e psoriasi e una particolare attenzione si sta rivolgendo alle malattie rare su base genetica, per cui le nuove terapie enzimatiche-sostitutive sono di grande ausilio. Inoltre, dal confronto con i colleghi pediatri, emerge spesso la difficoltà di interpretare gli esantemi o le eruzioni diffuse: per questo ambito è stata dedicata una sessione durante i corsi della prima giornata del congresso.
Nel congresso è prevista una sessione dedicata alle nuove frontiere della ricerca sulle malattie oncologiche e patologiche immuno-mediate melanocitarie, può darci qualche anticipazione o approfondimento a riguardo?
Certo, questa sembra essere una delle sessioni più interessanti per la nostra comunità scientifica. Saranno presentati risultati di studi sull’utilizzo delle reti neurali artificiali per la classificazione delle lesioni melanocitarie e nuovi aspetti genetici e molecolari del melanoma. Verrà affrontato anche ciò che concerne l’effetto dell’epigenetica sullo sviluppo e la progressione di questo tumore e di alcune immunopatologie melanocitarie.
La comunicazione medico-paziente è un aspetto fondamentale per la buona riuscita di una terapia. A che punto si trova il dermatologo?
Il dermatologo è uno specialista necessariamente coinvolto nella gestione di pazienti che spesso manifestano sulla cute un disagio non solo organico. Quando si affrontano patologie che, essendo visibili a tutti, provocano una sorta di stigmatizzazione con riduzione della qualità di vita del paziente, la fragilità emotiva di quest’ultimo rende l’atteggiamento del medico un nodo cruciale.
Oggi noi dermatologi siamo molto attenti alla qualità della comunicazione con il paziente, alla disponibilità all’ascolto, all’empatia e all’accoglienza. Anche nel caso di patologie che non compromettono la funzionalità o il benessere, ma che alterano la percezione del paziente all’interno di un gruppo sociale (come la vitiligine o l’alopecia areata), il paziente ha bisogno di sentirsi accolto, compreso e supportato, prima di intraprendere ogni terapia.
Nella cura di una patologia, a volte, è necessario un certo sconfinamento tra specialità mediche. È vero anche per la dermatologia? E con quali specialità in particolare?
La cute è il nostro organo di confine e molto spesso ospita le prime manifestazioni di patologie internistiche. Il dermatologo interagisce con quasi tutti gli altri specialisti e svolge la funzione di sentinella e di regista, sovvertendo l’errata e obsoleta considerazione di medico “superficiale”. Non va inoltre dimenticata l’importanza della funzione educativa che i dermatologi svolgono quando promuovono e mettono in pratica campagne educative e di prevenzione dei tumori cutanei, interagendo con i colleghi di medicina preventiva e igiene. Purtroppo il melanoma resta ancora uno dei tumori più diffusi nella fascia di popolazione giovanile e, data la semplicità dello screening e della diagnosi precoce, il concetto che “nessuno dovrebbe morire di melanoma” va perseguito e implementato.
Lucia Oggianu
Il ricordo di Gabriella Fabbrocini
La professoressa Gabriella Fabbrocini, direttore dell’Unità operativa complessa di Dermatologia Clinica dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Federico II di Napoli e direttore della Scuola di specializzazione in Dermatologia e Venereologia all’Università Federico II di Napoli, è stata un autorevole esponente della Sidemast. Si è distinta nel suo percorso professionale per la sua spiccata propensione agli incarichi gestionali, manageriali e assistenziali. «Con lei se ne va un esempio di donna, professionista, amica, collega, capace di affrontare tutto con entusiasmo, forza, allegria e determinazione. Un vuoto incolmabile – ha ricordato il professor Giuseppe Monfrecola, già presidente Sidemast –. Sul fronte scientifico aveva ricoperto numerosi progetti di studio nazionali e internazionali sia pubblici che privati, con incarichi di ricerca in Istituti di alta qualificazione».